Dicono di noi
Stefano Orlandi - Feedback · 10/06/2022
Mahhhh... sono tornati gli Ultravox??Forse no, ma è stato davvero un bel tuffo nel passato ascoltare queste 13 tracce audio.
Finalmente, dopo quarant'anni - l'ovvia esigenza di (soprav)vivere aveva convogliato l'energia creativa dei componenti del Gruppo in altri campi - abbiamo la possibilità di reimmergerci nel sound dei METALVOX.
Nel 1982 il movimento punk, musicalmente parlando, ha ormai concluso il proprio ciclo, o per meglio dire si è trasformato in qualcos'altro. L'evoluzione degli strumenti sintetici ha aggiunto un'importante addizione al tradizionale schema chitarre-basso-batteria della decade precedente, e in questi brani siamo testimoni della transizione dall'analogico al digitale: i nuovi suoni creano episodi rarefatti, quasi metafisici, e solo apparentemente allucinatori. In realtà, lo schema armonico è perfettamente chiaro, e fa trasparire uno slow-core minimale e amaro.
Voci stralunate, fraseggi parossistici che si sovrappongono a ispirati contrappunti di lead guitar, sorrette dai nuovi booster dell'epoca; suoni di matrice Dub e testi ebbri di disincantato fatalismo vengono a contatto e infine si accoppiano, generando atmosfere siderali.
Assolutamente non indicato per gli amanti dell'Indie, del rock'n'roll a tutti costi e per chi, per età o scelte diverse, si è perso la scena New Wave. Assolutamente consigliato per chi ha amato alla follia i primi Ultravox, ma anche i Soft Cell, i New Order, Echo & The Bunnymen, e naturalmente i Depeche Mode: insomma tutta la miglior scena musicale dei primi anni '80.
Stralunato. Sorprendente. Chirurgico. Da sentire tante volte di seguito, continuando a chiedersi: perchè, perché ci avete fatto aspettare così tanto, METALVOX?
Finalmente, dopo quarant'anni - l'ovvia esigenza di (soprav)vivere aveva convogliato l'energia creativa dei componenti del Gruppo in altri campi - abbiamo la possibilità di reimmergerci nel sound dei METALVOX.
Nel 1982 il movimento punk, musicalmente parlando, ha ormai concluso il proprio ciclo, o per meglio dire si è trasformato in qualcos'altro. L'evoluzione degli strumenti sintetici ha aggiunto un'importante addizione al tradizionale schema chitarre-basso-batteria della decade precedente, e in questi brani siamo testimoni della transizione dall'analogico al digitale: i nuovi suoni creano episodi rarefatti, quasi metafisici, e solo apparentemente allucinatori. In realtà, lo schema armonico è perfettamente chiaro, e fa trasparire uno slow-core minimale e amaro.
Voci stralunate, fraseggi parossistici che si sovrappongono a ispirati contrappunti di lead guitar, sorrette dai nuovi booster dell'epoca; suoni di matrice Dub e testi ebbri di disincantato fatalismo vengono a contatto e infine si accoppiano, generando atmosfere siderali.
Assolutamente non indicato per gli amanti dell'Indie, del rock'n'roll a tutti costi e per chi, per età o scelte diverse, si è perso la scena New Wave. Assolutamente consigliato per chi ha amato alla follia i primi Ultravox, ma anche i Soft Cell, i New Order, Echo & The Bunnymen, e naturalmente i Depeche Mode: insomma tutta la miglior scena musicale dei primi anni '80.
Stralunato. Sorprendente. Chirurgico. Da sentire tante volte di seguito, continuando a chiedersi: perchè, perché ci avete fatto aspettare così tanto, METALVOX?