LE ORIGINI
Il gruppo si formò a Bologna verso la metà del 1979 in concomitanza all'esplodere del fenomeno Bologna Rock e della scena musicale bolognese. A quel tempo a Bologna i dischi si compravano al Disco D’Oro, ci si trovava all’Osteria Dell’Orsa, in Piazza Verdi potevi incrociare Andrea Pazienza. Il primo nucleo della band nacque da un gruppo di dieci persone, sei delle quali avrebbero avuto ruoli musicali e quattro ruoli di supporto tecnico, logistico, di marketing e/o pubbliche relazioni. L'età media non raggiungeva i 18 anni. I sei musicisti, Gianni Capra, 19 anni (chitarra, basso, voce, synt), Marco Tubertini, 20 anni (synt e tastiere), Steve Paselli (voce, basso, chitarra, synt, voce), 15 anni, Catello “Lino” Di Carlo, 17 anni (batteria, basso, synt), Riccardo Rinaldi, 16 anni (chitarra, basso, synt, voce), Sandro Palmieri, 15 anni (voce), erano fortemente influenzati dal mood punk tipico di quegli anni, da band come Sex Pistols, Clash, i primi Police, i Ramones.
Fu allestita una sala prove in un garage che diventò la centrale operativa della band, si preparò una scaletta, si registrarono demo su cassetta, la band cominciò a suonare in giro. Fu ideato un sistema di allarme mortalmente efficace (alcuni microswitch nella porta basculante che davano tensione a un microfono piazzato davanti ad un amplificatore col volume al massimo).
Il nome venne scelto in parte come riferimento alla rivista francese di fumetti underground “Mètal Hurlant”, il fatto che richiamasse “Ultravox” (uno dei gruppi ispiratori della formazione) fu visto come positivo, ed era anche un riferimento all’uso delle voci filtrate e del vocoder caratteristici della band. Un pomeriggio il gruppo compì l’inevitabile rituale consistente nel decorare i rispettivi giubbotti di pelle con il logo del gruppo, usando una maschera di cartoncino e bombolette spray di vernice bianca.
LA BAND
Le prime esibizioni live furono fatte con la formazione a sei, con Riccardo e Sandro alle voci, a poche settimane dalla nascita della band (Bologna San Donnino, poi Bologna Piazza San Michele, poi Bologna Piazza Maggiore). In seguito ne sarebbero arrivate molte altre (vedesi la sezione “concerti”) con la formazione a quattro ed alcune con la formazione a tre (in occasione del servizio militare del batterista).
Dopo aver cercato un accordo con Fonoprint, il gruppo approdò alla Italian Records, subito dopo un cambio di formazione. Riccardo “Ricky” Rinaldi (Ohm Guru) e Sandro “Fucky” Palmieri diedero vita, assieme ad altri amici, a un progetto che soddisfaceva maggiormente le loro influenze punk (Noise Area), mentre gli altri quattro si dirigevano decisamente verso la nascente new wave, sull’onda di nuove band come i Cure, i Joy Division (ai quali i Metalvox vennero spesso avvicinati), i Bauhaus, i Talking Heads, gli Ultravox, i Depeche Mode, i Tuxedomoon, ma soprattutto i DEVO.
Marco Tubertini al tempo vendeva registratori di cassa, Gianni Capra faceva il tornitore in fabbrica, Steve Paselli lasciò la scuola per dedicarsi alla band, Catello Di Carlo continuava la sua attività di disegnatore meccanico.
Grazie all’ottimo rapporto che la band aveva con alcuni negozi di strumenti musicali di Bologna, i quattro riuscirono ad entrare in possesso di una strumentazione di tutto rispetto: synt monofonici semimodulari Korg MS10, MS20, MS50, un Roland System 100 (2 synt mono, mixer con riverbero a molla e un sequencer a 16 passi di intonazione piuttosto instabile...), un Korg SQ10 (un altro sequencer analogico), Korg VC10 (vocoder), un MS-03 “Signal Processor” (o “pitch to voltage converter”, che fu usato in molti modi impropri), una tastiera violini Logan, una bellissima tastiera Roland VP-330 (archi, cori e vocoder), un bizzarro e pesantissimo basso elettrico SD-Curlee, una splendida Fender Stratocaster, effetti e batterie elettroniche BOSS e Roland (TR808, TR606, la famosa bass line TB03...), una fiammante batteria Ludwig, una percussione elettronica Synare, microfoni AKG D-210 e D-330, amplificatori Montarbo, spie Tekson…
Nel corso di interminabili serate di studio Gianni e Steve diventarono alquanto esperti nell’uso di quelle antiche diavolerie elettroniche: la sintesi sottrattiva analogica era un modo per ottenere i suoni che il gruppo desiderava, e cominciarono le sperimentazioni.
I 4 membri della band erano e sono polistrumentisti e compositori: Capra, Paselli e Di Carlo componevano i brani mentre gli autori dei testi erano Capra e Paselli. Sul palco si scambiavano spesso gli strumenti, una particolarità che colpì molti tra il pubblico. Si presentavano spesso vestiti tutti e quattro allo stesso modo, come fosse una divisa.
Con la Italian Records, sotto la direzione di Oderso Rubini, la band partecipò ad una compilation intitolata “Ref.907” assieme agli Absurdo, ai Kerosene, agli Ipnotico Tango ed agli Eurotunes, pubblicando i brani "Future", "TV Hero" e "Infinite". Il primo ha un taglio distopico, il secondo è una precisa critica sociale ed il terzo è un brano completamente sperimentale, con i suoi inquietanti sintetizzatori in perenne glissato su cui si innesta un basso funk.
“Ref.907” venne in seguito ristampata in maniera irregolare (cioè non riconoscendo i diritti alla Italian Records) in Francia, in Germania ed in Australia; la compilation venne anche ristampata in Italia, stavolta in maniera regolare, due volte, tra cui l’ultima in versione “Deluxe” comprendente anche un CD oltre al vinile.
Il gruppo continuò ad esibirsi in concerti totalmente autogestiti: per il concerto di Cagliari si viaggiò su un furgoncino Panorama pieno come un uovo e a quella data partecipò anche Barbara Korompai come corista (al padre di Barbara, con la sua incredibile Citroen DS, si deve il primo contatto della band con un computer, un Commodore PET). A Brescia nel 1981 la band fece l’apertura del concerto di Snakefinger, sotto un grande tendone in una giornata piovosa, ed ebbe un ottimo successo di pubblico.
Il gruppo produceva tutto in proprio, grafica e foto, ed anche i manifesti, che venivano disegnati da Gianni e Steve, come gli adesivi. Furono adottate soluzioni insolite, come i supporti delle tastiere fatti usando cassette di plastica di quelle da acqua minerale, poste dietro a pannelli di truciolato dipinti con la grafica del gruppo. Spesso nei concerti era presente un proiettore per diapositive, che venivano proiettate sui musicisti o su un bellissimo ed enorme schermo “da cinema” che la band aveva acquistato.
Il vecchio furgone Mercedes arancione della band, che in precedenza era appartenuto ad un gruppo di liscio, era arredato con sedili - presto rimossi - ed utili tendine ai finestrini, e veniva usato anche per le frequentazioni “danzerecce” della band: accompagnava spesso la band allo Small di Pieve di Cento - ai tempi in cui Red Ronnie faceva ancora il DJ, una sala storica che ospitò anche due concerti della band - o al Punto Club di Vignola, altra famosa “discoteca rock”.
Poi venne acquistato un FIAT 242 usato, col motore nuovo fiammante e le balestre rinforzate, decisamente più adatto a trasportare l’attrezzatura. Nel vano di carico stazionò per un certo tempo un provvidenziale materasso.
Gianni dovette rinunciare all’appartamento in cui viveva e la sala prove si spostò nelle famosissime cantine di San Vitale, dove provavano anche altri gruppi del Bologna Rock.
Purtroppo questa scelta scelta si dimostrò rovinosa, perchè, dopo alcuni mesi, venne sfondata la porta d’ingresso (che era chiusa da una quantità incredibile di lucchetti) spaccando il muro attorno ad essa, e la band si vide derubata di praticamente tutti i suoi amati e sudati strumenti.
La Italian Records, pur dolendosi della peculiarità dei Metalvox di scrivere e cantare in inglese a differenza di altre band che proponevano brani in italiano (Windopen, Luti Chroma, Skiantos, Gaznevada, ed anche i primi Righeira), investì sulla band producendo il primo album, nel 1982, registrato su un otto tracce negli studi Harpo’s Bazaar di via San Felice a Bologna, al mixer Stefano Barnaba, e missato nel prestigioso studio di Junior Magli sulle colline sopra Imola, con la produzione a cura del parimenti costosissimo fonico Massimo Costa.
Dopo questo davvero consistente investimento, Italian Records decise però di non stampare l’album, “per il momento”, a causa dell’esaurimento del budget previsto.
Il master dell’album venne conservato in un magazzino della Italian Records che dopo alcuni mesi fu colpito da un allagamento, causando la perdita del master e di altro materiale.
La sala prove/quartier generale traslocò in un nuovo garage, posto due piani sotto terra in zona Massarenti (Bologna). Secondo trasloco, terza sala prove.
Era il 1982, e nonostante l’assenza per servizio militare del batterista Catello Di Carlo, i Metalvox proseguirono l’attività live usando suoni di batteria elettronica, ma nella seconda metà dell’anno, per il precedente furto subìto, ed il conseguente indebitamento per il riacquisto della strumentazione, la leva di Catello, la rottura definitiva del furgone, il gruppo si sciolse.
40 ANNI DOPO
Non pochi tra i “colleghi” dell’epoca riuscirono a proseguire l’attività musicale dopo la defaillance della Italian Records, come Riccardo Rinaldi (tutt’ora in attività come Ohm Guru), che dopo l’esperienza con i Noise Area dette vita ad altre formazioni fra cui gli Aeroplanitaliani che parteciparono anche al Festival di Sanremo, oppure Patelli dei Luti Chroma, che continuò l’attività collaborando anche con Gianni Morandi, Luca Carboni, Jovanotti, Paola Turci, Barbara Cola, il grande Jimmi Villotti si dedicò a importanti colonne sonore per il cinema ed alla sua carriera solista; ancora dai Luti Chroma c’è Ignazio Orlando che, dopo un breve periodo di collaborazione con i Metalvox, partecipò ad importanti iniziative, la più nota con i CCCP, ed è in ancora in attività. Nei Luti Chroma originari c’era anche Gaetano Curreri, che dette vita agli Stadio, e Leo Ghezzi, più noto come “Leo Tormento Pestoduro”, il batterista storico degli Skiantos. Il primo tecnico audio dei Metalvox, Andrea “Bobo” Amadei, iniziò la carriera che lo ha portato a diventare un lighting designer molto conosciuto.
In seguito Steve Paselli e Catello Di Carlo parteciparono separatamente a varie formazioni, mentre Gianni Capra e Marco Tubertini abbandonarono completamente l’attività musicale fino al 2016, quando Gianni si ritrovò con Steve e, assieme a Simone Grassi, diedero vita a parecchi progetti musicali come Qoobits, Malasarta, Dreamerland, Qui et Ora e Bitmachine.
Agli inizi del 2020 Gianni e Steve ricevettero un invito alla festa di compleanno del tastierista storico dei Metalvox, Marco Tubertini. L’invito era per il 31/01/2020, il giorno del suo sessantesimo compleanno, ed era accompagnato da un libro giallo e da un messaggio che annunciava una grande sorpresa.
Durante la festa, Marco fece trovare a Gianni e Steve una grande teca di vetro: la sorpresa. Nella teca c’era la copia del master delle incisioni del 1982, che erano state conservate, all’insaputa di tutti, dal padre di Marco.
Le "pizze" originali delle registrazioni dell’album vennero quindi mandate in UK per il restauro e la digitalizzazione e da queste, recuperate interamente, uscì una anteprima sulle piattaforme digitali con il nome "1982 (Appetizers)" nel marzo 2021; questa, che era costituita da frammenti che furono ritenuti troppo brevi dalle piattaforme, fu ritirata il 30/11/2021, per essere redistribuita nel marzo 2022, sempre in tre EP, ma con segmenti di durata maggiore. Nel novembre 2022 l'etichetta della band firma un nuovo contratto di distribuzione con DisWiz, determinando la ripubblicazione di tre EP nel corso del 2023, quattro singoli e quattro medley, poi finalmente vi fu la pubblicazione dell’intero album completamente rimissato, che prese il nome “1982”, il 12/12/2023; a maggio 2024 è uscita anche “Plastic”, che, come anche “Shave Your Brain”, è un brano non incluso nell’album.
La situazione cambia completamente ad inizio 2025, con il ricongiungimento del batterista originario Catello Di Carlo (assieme alla sua Roland V-Drum nuova fiammante), che porta una sferzata di energia a Steve e Gianni i quali, sospendendo ogni altro progetto, si dedicano completamente, assieme a Catello, alla rentrée a pieno regime dei Metalvox, sia per quanto riguarda la produzione storica sia per la produzione di pezzi nuovissimi.
IL FUTURO
Nel 2025 la band ha a disposizione un project studio attrezzato, insonorizzato - e sorvegliatissimo, viste le esperienze precedenti. La scelta di un mixer digitale con fader motorizzati che agisce anche come interfaccia audio consente oggi alla band di risolvere tutti gli antichi problemi di sincronizzazione e stabilità di intonazione tipici dei sequencer analogici e di strutturare lo spettacolo live in modo molto più flessibile. La strumentazione è stata scelta accuratamente per consentire alla band di muoversi senza dover spostare tonnellate di materiale, e per realizzare soluzioni tecnologiche che permettono, mediante l’interazione dei musicisti con le macchine, di realizzare uno spettacolo moderno senza dover coinvolgere strumentisti esterni, conservando anche la spontaneità e consentendo perfino la improvvisazione live. Comunque il trio è aperto alla possibilità di stabilire collaborazioni con altri musicisti, che spesso sono ospitati nel nuovo studio.